giovedì 30 luglio 2015

Goodbye

Market Square con la City Hall, Old Town Alexandria


Non so da dove cominciare. Una sensazione nuova per chi, come me, scriverebbe una pagina per ogni battito di ciglia. Questa pagina però chiude un capitolo e dunque merita più di un battito di ciglia.
C'è un intero sguardo, dietro questa pagina. Uno di quegli sguardi che rivolgi a chi ami, di quelli che solo un bellissimo tramonto cattura, di quelli che amano soffermarsi sui riflessi nelle gocce di pioggia sulla finestra.

Sono gli ultimi giorni qui nella nostra America. Un miscuglio di emozioni fluisce volontariamente libero, dentro e fuori dalla pelle col respiro. Consapevolmente mi godo anche la malinconia della separazione dal luogo che ci ha ospitato per tre lunghi anni, dalla casa in cui il mio baby è nato in un giorno di Novembre quando fuori c'era la neve.

La townhouse in cui abbiamo vissuto, angolo tra la King e la Patrick



Passeggio come sempre nella mia Old Town Alexandria, in Virginia, fatta di ciottoli e mattoncini rossi, di townhouse colorate e negozietti sulla King, la via principale, di un waterfront che tante volte ci ha visto andare su e giù lungo il Potomac, sul Mount Vernon Trail, oppure solo per dire ciao a Starbucks.

Porticciolo al Waterfront, Old Town Alexandria


Un intero sguardo, meritato. Ogni passeggiata è adesso l'ultima, ogni negozio quello in cui ti sembra di non avere mai comprato abbastanza, ogni via e angolo della città quelli che avresti potuto percorrere persino di più. E parte la storia, quella dell'addio e del ritorno, una di quelle ancora, sempre, in viaggio. La mente neutra si prepara a raccontarne una nuova, un'altra vita, back to Rome, poi di nuovo via al nord, back to Rome again, poi chissà. D'altronde le emozioni fanno parte dell'avventura, e ti senti un po' nomade ma innamorata come Vianne Rocher (chi non ha letto Chocolat di Joanne Harris? Se non l'avete ancora fatto, sappiate che è totalmente un'altra storia rispetto al film) che trascina con sé per il mondo la sua piccolina Anouk al ritmo del vento. Guardo il mio baby con amore e lo stringo al seno, quel profumo di bambino mi fa sentire a casa.



Un turbine di emozioni, consapevolmente assaporate. I saluti agli adorabili vicini di casa, ai miei studenti di yoga che più teneri non si può, alle amiche conosciute qui che porterai con te nel cuore e ti auguri di rivedere. Uno sguardo al passato, ai tre anni statunitensi che ti hanno dato tanto, uno al futuro ambientato altrove, pieno di incognite, sogni da realizzare e progetti in corso che vuoi condividere. Poi torni al presente fatto di valigie, scatoloni, pannolini e libri di favole (in inglese). Non c'è tempo di divagare ma le emozioni restano lì a fluire libere al ritmo del vento.



Questo blog è nato in viaggio, ha raccolto le mie esperienze nel Nuovo Mondo che ora è già vecchio. Storie di una mente (che lavora ogni giorno per essere) neutra, e così vorrà essere, sotto un altro cielo. La malinconia c'è, ma danza intorno a una missione che è un pilastro di certezza, come mi ricorda il Ganesha regalatomi dalle amate persone del centro yoga in cui ho praticato e insegnato in questi anni americani, ormai da solo sul comodino vuoto: gratitudine nel mio cuore. Lì dove c'è casa.


lunedì 13 luglio 2015

Orlando senza furia

Eola Lake Park, Orlando

C'era una volta una città dove vivevano solo bambini. O almeno questo è l'inizio di una delle tante favole che ho inventato e raccontato al baby in questi giorni qui a Orlando, con una letteratura tutta mia che poco ha a che vedere con Ariosto e l'Orlando Furioso.
Questa è la seconda volta in Florida. Se al primo giro eravamo in due e in modalità esplorazione, questo in tre è stato più un girotondo, dove da A si tornava a B e si ricominciava daccapo. Siamo venuti in circostanze completamente diverse. Non siamo stati i viaggiatori fast & furious, presi dal mettere bandierine in ogni angolo del mondo, dal fare esperienza per crescere. Il viaggio accade anche senza metterci i mezzi, e vedere crescere qualcuno sotto i tuoi occhi ti dà la prospettiva su quanto cresciuta sei tu. Proprio come un girotondo, in cui ci si tiene stretti stretti per le mani finché non gira anche la testa e vedi tutto sottosopra.

Orlando è in effetti una città per bambini, con i suoi parchi divertimento. Noi però non ci siamo calati nel contesto. Forse solo con lo spirito (quello è sempre bene mantenerlo puro e bambino), ma non concretamente.
Un viaggio di lavoro ci ha portato qui, io e il mio Compagno di Viaggio risoluti nel non volerci separare in occasione del nostro anniversario. Visto che abbiamo saltato la Disney, il baby ci ha fatto da Topolino e, avendo i biglietti gratis per entrare, ci siamo limitati a visitare Seaworld, con mio scarso entusiasmo. Esemplari umani di ogni specie e dimensione si esibiscono in tutta la loro rumorosità davanti a delfini, orche, squali e altri animali intelligenti costretti a fingere di divertirsi davanti a un simile spettacolo. Così almeno ho percepito io questo zoo enorme in cui si fanno file chilometriche per entrare, per andare in bagno, per mangiare (schifezze americane, non me ne vogliano), ecc.





I parchi divertimento di Orlando sono così: si pagano moltissimo i biglietti d'ingresso e cifre altrettanto spropositate per interagire. Per rendere fatato il nostro mondo sono bastati i parchi cittadini, quelli così banalmente ma confortevolmente reali. Anche perché per ogni parco c'è almeno un lago qui e, si sa, gli specchi d'acqua sono sempre un po' magici. Ne abbiamo avuto uno proprio nella zona in cui alloggiavamo: il lago Eola, con i suoi cigni, i giochi d'acqua, la pagoda nel parco, è stato un po' la nostra quotidianità.

In tre, in un mondo parallelo spopolato rispetto alla confusione dei parchi divertimento, dove si interagisce con piacere nonostante tutto. Leggasi per tutto: stanchezza da sonno interrotto, schiene (per quanto elastiche grazie allo yoga) messe a dura prova dal peso del baby che cresce sempre più, passeggiate inframmezzate da soste tetta, serate che finiscono all'ora della ninna. Eppure siamo sempre romantici, la magia non manca mai e non è per via di Disneyworld. Anche se, fra tutti, la mitica Hogwarts di Harry Potter sarei andata a vederla.

Fu così che Orlando per noi rimase per lo più downtown, lontano dai resort nei pressi delle attrazioni turistiche più gettonate, piene zeppe di bimbi immersi completamente in quello che bimbi più grandi hanno sapientemente creato.
C'era una volta Orlando. Orlando senza fretta e furia, da vivere più con la tua curiosità bambina che con velocità sugli ottovolanti. Orlando che a quanto pare era una persona reale e un po' furioso doveva essere, visto che è stato ucciso qui dagli Indiani e perciò da lui la città ha preso il nome.

Eola Lake Park

Park Lake Park (sì, si chiama proprio così, alla faccia della fantasia Disney)

Un mondo, Orlando, dove la fantasia non manca a prescindere, visto che ci sono quasi costantemente 40 gradi in questo periodo dell'anno e cominci a vedere nani e folletti senza bisogno di andare a Disneyworld: bastano le passeggiate sotto il sole a cui non vuoi rinunciare. Se ti senti svenire, non perderti d'animo: c'è la genialata del Lymmo, un bus che ti porta gratis lungo le fermate principali di downtown. Non a Winter Park, purtroppo, un po' più distaccato dal centro: abbiamo dato solo una sbirciatina a questa zona shopping in stile europeo (chi l'avrebbe detto!), con tanto verde, ville da ricconi e negozietti lungo il marciapiede.

La magia è anche nel cibo, quando lo scegli in modo consapevole per la salute. Il Dandelion Communitea Cafe, nello stesso Thornton District in cui soggiornavamo, merita un cenno. Qui abbiamo trovato tutto quello che scegliamo ogni giorno per la nostra alimentazione: local, organic, vegetarian. E, soprattutto, tanto nutriente quanto godurioso. Hanno tè e infusi (serviti anche freddi) per ogni gusto e necessità, con un occhio di riguardo alle donne: c'è una tisana per chi allatta, una per le donne in gravidanza o per quelle che soffrono di dolori mestruali. Ce n'è persino una per ogni chakra, creata in collaborazione con un insegnante di yoga naturopata.



Per la mia gioia, vado a sbattere persino contro un piccolo negozio che vende cristalli naturali e libri di cristalloterapia, angeli da appendere, madonnine e libri di favole buddhiste, cd di meditazione e musica rilassante. Orlando offre più di quanto ci avessero fatto credere: tutti gli opuscoli e le pubblicità per attirarti nei parchi divertimento distolgono lo sguardo da un piccolo gioiello, un luogo placido quanto i suoi laghi, da vivere senza fretta, senza maschere, senza castelli in aria.

Ancora una volta lo stato delle arance ci ha sorpreso. In un modo completamente diverso, forse per questo ancor più inaspettato, rispetto all'estremo sud in cui ci eravamo spinti l'ultima volta. Anche Orlando, città per bambini almeno nella mia favola, fa crescere. Puoi essere adulto quanto vuoi, correre furiosamente dietro all'apparenza, allo show che altri hanno creato, alla magia che altrimenti non trovi. Tuttora mi chiedo come ho fatto a non visitare Hogwarts (al di là del costo dei biglietti che, di per sé, è un deterrente). Però so che, qualunque effetto speciale abbiano usato, non sarebbe mai stata per me quella che ho letto nei libri della Rowling.

Sognare è meraviglioso e adoro Disney, ma mi piace viaggiare scorgendo la magia dietro ogni angolo, in ogni lago, in ogni filo d'erba. Ogni incontro reale dà l'opportunità di espandere gli orizzonti e ripulire la mente, di accarezzare tutto ciò che è nuovo con occhi bambini. Con meno furia e più sana, vivace curiosità. Sulle labbra: giro girotondo, quant'è bello il mondo.

Fermata Lymmo. Sullo sfondo: City Hall