domenica 14 giugno 2015

Pensieri al vento

Lakefront Trail, Chicago

Non posso credere che sia passato un mese e mezzo da quando ho scritto sul blog. Dove sono stata? A Chicago, per dirne una. Le giornate sono fittissime a ridosso della partenza definitiva per l'Italia (ormai le date sono ufficiali!) e stiamo sparando le ultime cartucce per vedere il mondo qui in America.

A poche settimane dal ritorno in patria, le sensazioni sono tante e differenti: c'è un misto di eccitazione, all'idea di rivedere le persone care e respirare l'aria di casa che ci è più familiare, e anche di tristezza, all'idea di lasciare le persone care che qui abbiamo conosciuto e i luoghi che ci hanno ospitato con tanto calore per tre anni.

Chicago sarà l'ultimo pezzettino d'America che ci porteremo dietro? Chissà. Per il momento, la settimana passata lì ha spezzato un po' la fitta routine di nuova mamma che mi sorprende ogni giorno. Il tempo sembra non bastare mai e quando pensi di averne strappato un pochino, è già finito: lo hai impiegato soprattutto per amore, dedicandolo alla tua famiglia, mentre per te stessa è già un lusso avere passato una giornata in un ufficio ad Arlington tanto per portarti a casa il TOEFL oppure essere riuscita a festeggiare subito dopo con una mani/pedi a Dupont Circle.

Visto che i pensieri in questo momento volano al trasferimento imminente (a cui si associano non solo molte emozioni, come sempre, ma anche la forte possibilità se non quasi certezza di trasferirsi di nuovo e lasciare Roma dopo solo sei mesi), Chicago è stata la città ideale quanto a lasciare andare i pensieri al vento.

Negozio Disney, Chicago


Windy city, la chiamano, a ragion veduta: il vento qui non ha nulla da invidiare alla bora triestina. Sempre così, mi dice la ragazza tatuata dietro al bancone del mio posto speciale della città: RAW (che vuol dire crudo in inglese, ma qui per i proprietari è anche l'acronimo di Raising Awareness Worldwide) è un juice bar dove vendono anche cibo vegan e raw appunto, tutta salute. Quasi ogni giorno abbiamo fatto pranzo a sacco con prelibatezze quali ravioli di turnip (rapa) con crema di cashews (anacardi), spaghetti di zucchine (ovvero zucchine crude tagliate a fili), e non vi dico i dolci. Anzi sì: tra quelli che ho provato il tiramisu, i truffle al cioccolato e arancia, i biscotti al cacao e nocciole. Tutto crudo e senza l'ombra di zuccheri raffinati, grassi nocivi, latticini o glutine.

Le esplorazioni culinarie sono sempre il nostro forte, a prescindere dal crudismo e un po' al di fuori del mondo vegan, ma sempre con un occhio d'attenzione alla qualità e al nostro essere vegetariani goderecci: abbiamo scovato il ristorantino italiano autentico dove mangiare nientemeno che pasta fresca, parmigiana e caponata siciliane, burrata e zeppole col miele. Al tavolo, olio d'oliva di quello buono e pungente, pane e una piccola brocca di vino rosso, il tipico quartino, da cui il ristorante ha scelto di prendere il nome.



Ovviamente non ci perdiamo i prodotti tipici del luogo, mai. Abbiamo provato il piatto forte di Chicago, la deep dish pizza, fatta in una teglia a mo' di torta ma per niente pesante come temevo, è invece croccantina e deliziosa. Infine il mini peccato con una mini cupcake da Sprinkles, amato dai Chicaghesi (si dice così?), anche soltanto per premiarne la creatività: un ATM all'esterno del laboratorio da cui si possono prelevare le cupcake non lo avevo mai visto prima. Ho glissato invece sui macarons: non ho capito perché e nessuno ha saputo darmi spiegazioni in merito, ma a Chicago sono fissati con questi dolcetti francesi. Si trovano ovunque molto facilmente, non solo nelle patisserie che, comunque, sono qui in grande quantità.

Deep dish pizza





Grazie a Dio, tutto quello che siamo in grado di mangiare in famiglia, viene investito in lunghe camminate ed esplorazioni di tipo più sportivo.
La prima impressione è che Chicago sia sorella di Manhattan: grande e piena di grattacieli che rubano il sole, taxi e biciclette che corrono all'impazzata, sirene della polizia e dei pompieri che piangono senza sosta, nannies che portano in giro i bambini delle mamme ricche, gli abiti da business griffati e le ventiquattro ore, i turisti e i cittadini che ricompongono il mondo come un puzzle in una sola città. Qui c'è uno dei palazzi più alti del mondo, la Willis Tower (prima si chiamava Sears Tower): fino a poco tempo fa era il più alto degli US, ma poi hanno costruito il One World Trade Center a NYC e il suo record di più di 400 metri d'altezza è stato superato.

Magnificent Mile, la via dello shopping di lusso


Ci rincoglioniamo tutti davanti al Cloud Gate, la scultura che noi abbiamo soprannominato grossolanamente "fagiolone", perdendoci nei riflessi ingannevoli del Millennium Park e dei grattacieli sullo sfondo, mentre cerchiamo la foto perfetta.
Lasciamo solo gli occhi sul Magnificent Mile dello shopping, fra Cartier, Ferragamo, Burberry e chi più ne ha (soldi) più ne metta. Noi ci limitiamo al souvenir: un cappello dei Chicago Sox, la squadra di baseball. Non siamo tifosi, è solo che il vento mi frusta le orecchie. E poi costa "solo" quindici dollari.

Cloud Gate, Millennium Park


Lasciamo il cuore di fronte al lago Michigan, sconfinato quanto il mare, con il contrasto fra la spiaggia chiara e gli immensi grattacieli. Passeggiando lungo il Riverwalk, scarpinando sul Lakefront Trail (non per intero, sarebbe lunghino, 18.5 miglia) e allattando al Navy Pier, su una panchina. Poi c'è un trolley che gratuitamente ti riporta indietro. Ce ne sarà uno che senza prezzo mi riporti il cuore qui, quando saremo al di là dell'oceano?


Lakefront Trail

Il grattacielo del miliardario Donald Trump, sul Riverwalk: il secondo più alto di Chicago, dopo la Willis Tower


Pensieri che presto verranno chiusi negli scatoloni. Intanto ringrazio il vento fastidioso, gelido e impertinente di Chicago: li ha spazzati via e mi ha ripulito un po' il cervello, come solo una meditazione di kundalini yoga per la mente neutra saprebbe fare.

Buckingham Fountain, Chicago


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