giovedì 3 luglio 2014

Urban Zen

Tram a San Francisco. Alcatraz sullo sfondo.

Ups and downs sulle 43 colline di San Francisco, vi risparmio la metafora degli alti e bassi della vita, ma vi parlo di quanto importante sia rilassarsi.

Quando viaggio e visito una nuova città, la voglio spulciare e mettere bandierine quasi in ogni quartiere. Bello, ma mette a rischio di stancarsi e finire per perdere la possibilità di fermarsi un momento a gustare ciò che si sta esplorando.

Questo il mio messaggio dallo storico tram rosso a cui le persone si aggrappano per uno strappo nella Fog City. Perché così la chiamano, San Francisco: la città della nebbia. E lo dimostra il famoso Golden Gate Bridge, tra nuvole dense e vaporose.

Golden Gate Bridge, San Francisco

Ecco il giro.

Market Street, la via principale attraverso Union Square, Chinatown attaccata a North Beach dove un tocco di Little Italy sulla Columbus ci porta a conoscere Romina sulla Union. Suo il ristorante Cinecittà, lei che è rimasta romana fino al midollo dopo nove anni qui, e fa supplì, panzerotti e pizza dalla crosta fine come quella che tanto mi manca di Trastevere.

A proposito di cibo, si compra un po' di frutta fresca locale nel Financial District, dove nella zona del Ferry Building c'è regolarmente il farmers market. E a SoMa (South Market) vale la pena visitare un posticino che tocca il cuore di vegetariani e vegani: il ristorante si chiama Source e mi regalano un buonissimo vegan dessert.

Non ci si fa mancare nulla e, senza saperlo, proprio nel weekend di questa esplorazione di San Francisco c'è la cerimonia annuale del gay pride: bandiere a strisce colorate, magliette rosa e travestimenti vivaci, allegria a fior di pelle, dal quartiere Castro tutti si riuniscono nella piazza al Civic Center, di fronte a una City Hall illuminata con i colori della bandiera arcobaleno. Qui Harvey Milk, icona di San Francisco per il suo contributo al movimento dei diritti dei gay, negli anni 70 fece il discorso ancora oggi ricordato come Hope Speech.

City Hall, San Francisco

Sono tre giorni in tutto e non è finita qui. Yogi Bhajan diceva: "La tensione va bene se seguita dal rilassamento". In ogni classe di Kundalini Yoga, c'è sempre l'opportunità di rilassarsi spalmati per terra nella posizione del cadavere, dopo avere faticato in sequenze di posture, angoli e triangoli formati da questo bellissimo corpo che abbiamo.

Lo stress è la causa di tutti i mali e la malattia si manifesta nel corpo facilmente quando la mente è sovraccaricata. Per questo è indispensabile rilassarsi, integrando una buona dose di riposo fra un'attività e l'altra.

San Francisco non fa eccezione. Si rallentano i ritmi al Golden Gate Park, un mix di giardini per tutti i gusti, dal Botanical Garden al Rose Garden, passando dal Japanese Tea Garden e i suoi giardini zen che eliminano un po' dello stress della city. Qui la Californian Science Academy, la galleria di arte moderna, la Music Academy e la banda del parco che suona, gli studenti di Berkeley che si allenano a baseball sul diamond, lo Stow Lake con il suo Chinese Pavilion e le oche selvatiche. Soprattutto, tante panchine nel parco su cui sedersi e prendere un bel respiro.

Japanese Tea Garden, Golden Gate Park




Tè e dolcetti di riso giapponesi

Da Baker Beach, alla Marina, si vede il famoso ponte, rosso e alto in mezzo a quelle nuvole che salgono dall'oceano. C'è un trail che porta fino a lì, passando per la spiaggia e salendo gradini di legno che affondano nella sabbia. Resto sulla riva, contemplando l'oceano, il suono delle onde, il profumo del sale (ricordo felice della mia isola natale). Scelgo di respirare e giocare con i ricordi.

Baker Beach, San Francisco. Sullo sfondo il Golden Gate Bridge.

Toccata e fuga dal Pier 39 al Fisherman's Wharf, ritrovo per turisti e leoni marini: centro commerciale affollatissimo e un solo leone marino a prendere il sole, forse gli altri sono scappati spaventati dal casino. Il silenzio di Alcatraz, tenebrosamente imprigionata in una nube grigia, fa da contraccolpo.

Alcatraz vista dal Pier 39, San Francisco

Meglio stancarsi a Muir Woods. Un monumento agli alberi più alti del mondo, i redwoods, cugini delle sequoie giganti che avevo cercato di abbracciare al Sequoia National Park l'anno scorso: a solo un'ora e mezza di macchina dal centro città, è un'alternativa al parco nazionale dei Redwoods, lontano il doppio. Cammina cammina, anche a Muir Woods, ma almeno nella natura. Abbastanza per me, per riprendere fiato respirando con gli alberi.

Muir Woods, Bay Area

La vita quotidiana è sempre più piena, il lavoro se c'è è meglio e ce lo teniamo stretto dando il massimo, il nostro tempo è assorbito dalle relazioni e dalle attività. I nostri ritmi sono cittadini, ci muoviamo velocemente, siamo in grado di correre anche quando apparentemente non abbiamo nulla da fare in agenda. La nostra mente è crooked, tortuosa, come la famosa Lombard Street di San Francisco: troppo bella per non essere guardata e scorgere che, alla fine dei tornanti, c'è una visione d'insieme.

Lombard Street (aka crooked street), San Francisco

Esercizio quotidiano: prendere fiato! Relax, relax, relax: fra un'attività e l'altra, no matter what, un bel respiro per sciogliere le tensioni dal corpo, un lungo momento di riposo tenendo gli occhi chiusi e ricordandoci che siamo vivi e possiamo essere in pace.
Rendiamo Zen ogni momento, non c'è bisogno di ritirarsi in un monastero: troviamo la pace nel bel mezzo del traffico cittadino. Questo il viaggio migliore che si possa fare, dentro di sé.