La fine di quest'anno americano è stata scandita da brindisi in famiglia, auguri vicini fra serenate e danze portoricane, cibo siciliano, moltissima neve, chiacchierate in lingue inventate.
Non poteva che essere così, multietnico e multi-amoroso, freddo fuori e caloroso dentro.
DC è una brughiera grigia e bianca, Arlington un riparo sotto alti palazzi in serie, Alexandria una Old Town illuminata.
A Penn Quarter guardo vecchi amici e più recenti conoscenze con gli occhi del nuovo anno: dalla casa dove è morto Lincoln al museo delle cere di Madame Tussauds, dal Ford's Theatre al buonissimo ristorante indiano Rasika sulla D svoltato l'angolo dalla 7a, dal museo delle spie al cinema che proietta film italiani d'autore sulla E.
Penn Quarter, Washington DC |
Marylin Monroe @ Madame Tussauds, Washington DC |
Mi riempio di Roma proprio sul grande schermo dell'E Street Cinema, grazie all'ultimo film di Sorrentino con Toni Servillo: Roma bellissima e decadente, Roma autentica con tutte le sue imperfezioni, piena di incertezza e incrostazioni come i graffiti sulle storiche pietre, Roma meno città aperta e più chiusa, come i lucchetti che hanno arricchito Moccia. Lontana da questa America delle catene di negozi, da queste scacchiere di numeri e lettere che sono le strade, dai grattacieli e dal senso del dovere, dal networking e da carte verdi tali e quali ai sorci dello stesso colore.
White House, Washington DC |
Pennsylvania Avenue, Washington DC |
Smithsonian Castle, Washington DC |
Da capitale a capitale, dalla storia antica a quella moderna, dall'Altare della Patria alla Casa Bianca, dai Castelli Romani al Castello degli Smithsonian.
Ho ricordato l'Italia, ho sognato Roma proprio qui dove il sogno dovrebbe essere americano. La grande bellezza, la chiama Paolo Sorrentino, e io ci leggo la vita. Tutto il resto è solo un trucco.
Sono di nuovo qui, alla mia scrivania di questa townhouse, scrivo. Su uno dei tanti quaderni che tanto mi piacciono si legge "Remember, ideas become things". Ricordati, le idee diventano cose.
Con profonda gratitudine guardo tre adorabili oggettini che mi ha portato una signora dello yoga dal Giappone: un segnalibro a forma di ragazza col kimono, un timbro che stampa non saprò mai quale dei loro tanti ideogrammi e un portachiavi con un piccolo Maneki Neko, il gatto portafortuna.
L'epifania tutte le feste porta via, ma che importanza ha essere al centro della festa? Qualunque sia la capitale, qualunque storia ci sia dietro, basta essere al centro della propria vita e nel cuore di molte persone.
Le tue parole mi danno un senso di appartenenza, mentre confusa petcepisco questa grande bellezza e realizzo tristemente che i piu' la ignorano.
RispondiEliminaNon essere triste, Tina: se anche solo una persona la percepisse, questa grande bellezza, ci sarebbe almeno un'altra con la possibilità di entrarci in contatto! Attraverso il potere della condivisione. :)
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