Con il loro silenzio gli alberi parlano. Se poi sono gigantesche sequoie millenarie, hanno davvero tanto da raccontare.
Mi hanno parlato di orsi, cervi e scoiattoli. Di nascita, vita, morte e nascita di nuovo. Delle ferite che il fuoco ha lasciato e di come siano in grado di sopportare un simile dolore e sopravvivere.
Ho visto il sangue di queste vecchie sequoie, le cicatrici rimarginate e quelle ancora aperte, le rughe, le braccia rivolte al cielo. Ho ascoltato il loro respiro, accarezzato il loro tronco raggrinzito e a volte felpato, sentito le loro radici sotto i miei piedi.
A bocca aperta, piccola piccola ai piedi dei giganti, mi sono sentita immensamente grata e senza paura di fronte ai timidi orsi che si sono fatti vedere.
In Sierra Nevada c'è questo luogo incantato che sembra uscito da un libro fantasy, una foresta dove ti aspetti di vedere da un momento all'altro gli Hobbit di Tolkien farsi un giro su questi colossi naturali (sequoie, per la precisione) che prendono vita.
Nella natura è più facile raggiungere uno stato meditativo e la creatività affiora in superficie più spontaneamente. Per quanto mi riguarda gli alberi sono come un'ancora: mi radicano e mi fanno sentire connessa, mi danno la base di partenza per spiccare i miei voli di fantasia.
Ecco perché questo post un po' fra cielo e terra: ispirata dalle sequoie ho letteralmente visualizzato una corrispondenza con alcune tecniche di scrittura e comunicazione.
Come gestire il flusso della nostra creatività? Cosa si fa di fronte a una pagina bianca?
Gli alberi danno l'esempio su come si possa stare con i piedi per terra e allo stesso tempo estendersi verso il cielo per raggiungere quei più alti livelli di consapevolezza da cui provengono le idee migliori.
Ogni volta che buttiamo giù un pezzo (oppure trasformiamo un pensiero in comunicazione verbale), le parole sono come foglie: così tante che è difficile contarle.
Le foglie hanno bisogno di restare agganciate ai rami, se non vogliamo perderci nel labirinto intricato della nostra stessa mente.
I rami delle nostre parole sono la griglia, la struttura attraverso cui il pensiero appunto si dirama. Si può definire questo processo elencando per punti, ad esempio, il filo del discorso. In modo da avere un sistema di riferimento attraverso cui non usciamo fuori tema e tocchiamo tutti gli argomenti che sono necessari perché le nostre fronde siano rigogliose ma anche organizzate.
I rami sono a loro volta attaccati a un tronco: impossibile pensare di esprimersi senza il supporto del proprio centro. Una comunicazione senza centro veicola fantasie senza un reale messaggio, manca di incisività e personalità. Il tronco invece è la forza di connessione tra la nostra pura creatività e gli strumenti che utilizziamo per esprimerla: da quel centro, tutti i punti della comunicazione (i rami, ovvero i contenuti) e le immagini che ne scaturiscono (le foglie, le parole, il rivestimento di quei contenuti), sono stabilmente legati alle radici.
Le radici sono le proprie esperienze, il collegamento alla terra da cui si trae la linfa necessaria per nutrire la propria creatività: il nostro background è unico, non ce n'è un altro uguale, e questo rende la nostra comunicazione originale.
Allo stesso tempo le radici sono i canali di comunicazione che ci connettono a tutti gli altri alberi della foresta (i nostri interlocutori, ovviamente!): le parole che fluiscono da quel fondamento esprimono così un processo creativo consapevole.
Sia per la parola scritta che per la comunicazione orale, quanti vantaggi ci sarebbero se tutti allenassimo la mente al punto tale da pensare prima di parlare e fare uscire fiori dalle nostre bocche?
Se la scrittura è creativa ma anche razionale, se le parole sono sotto controllo ed espresse consapevolmente, l'opera finale ha maggiori possibilità di comunicare con neutralità.
Neutralità significa ascoltare l'intera foresta intorno a noi, grazie a una visione dall'alto che ci consente di cogliere ogni minimo dettaglio e alla saggezza che deriva dall'avere radici connesse in profondità.
La comunicazione neutrale, frutto di una coscienza applicata ad ogni passaggio della nostra creatività, è possente (ovvero efficace) e longeva (perché i feedback durano a lungo nel tempo). Proprio come una sequoia gigante.
Nella natura è più facile raggiungere uno stato meditativo e la creatività affiora in superficie più spontaneamente. Per quanto mi riguarda gli alberi sono come un'ancora: mi radicano e mi fanno sentire connessa, mi danno la base di partenza per spiccare i miei voli di fantasia.
Ecco perché questo post un po' fra cielo e terra: ispirata dalle sequoie ho letteralmente visualizzato una corrispondenza con alcune tecniche di scrittura e comunicazione.
Come gestire il flusso della nostra creatività? Cosa si fa di fronte a una pagina bianca?
Gli alberi danno l'esempio su come si possa stare con i piedi per terra e allo stesso tempo estendersi verso il cielo per raggiungere quei più alti livelli di consapevolezza da cui provengono le idee migliori.
Ogni volta che buttiamo giù un pezzo (oppure trasformiamo un pensiero in comunicazione verbale), le parole sono come foglie: così tante che è difficile contarle.
Le foglie hanno bisogno di restare agganciate ai rami, se non vogliamo perderci nel labirinto intricato della nostra stessa mente.
I rami delle nostre parole sono la griglia, la struttura attraverso cui il pensiero appunto si dirama. Si può definire questo processo elencando per punti, ad esempio, il filo del discorso. In modo da avere un sistema di riferimento attraverso cui non usciamo fuori tema e tocchiamo tutti gli argomenti che sono necessari perché le nostre fronde siano rigogliose ma anche organizzate.
I rami sono a loro volta attaccati a un tronco: impossibile pensare di esprimersi senza il supporto del proprio centro. Una comunicazione senza centro veicola fantasie senza un reale messaggio, manca di incisività e personalità. Il tronco invece è la forza di connessione tra la nostra pura creatività e gli strumenti che utilizziamo per esprimerla: da quel centro, tutti i punti della comunicazione (i rami, ovvero i contenuti) e le immagini che ne scaturiscono (le foglie, le parole, il rivestimento di quei contenuti), sono stabilmente legati alle radici.
Le radici sono le proprie esperienze, il collegamento alla terra da cui si trae la linfa necessaria per nutrire la propria creatività: il nostro background è unico, non ce n'è un altro uguale, e questo rende la nostra comunicazione originale.
Allo stesso tempo le radici sono i canali di comunicazione che ci connettono a tutti gli altri alberi della foresta (i nostri interlocutori, ovviamente!): le parole che fluiscono da quel fondamento esprimono così un processo creativo consapevole.
Sia per la parola scritta che per la comunicazione orale, quanti vantaggi ci sarebbero se tutti allenassimo la mente al punto tale da pensare prima di parlare e fare uscire fiori dalle nostre bocche?
Se la scrittura è creativa ma anche razionale, se le parole sono sotto controllo ed espresse consapevolmente, l'opera finale ha maggiori possibilità di comunicare con neutralità.
Neutralità significa ascoltare l'intera foresta intorno a noi, grazie a una visione dall'alto che ci consente di cogliere ogni minimo dettaglio e alla saggezza che deriva dall'avere radici connesse in profondità.
La comunicazione neutrale, frutto di una coscienza applicata ad ogni passaggio della nostra creatività, è possente (ovvero efficace) e longeva (perché i feedback durano a lungo nel tempo). Proprio come una sequoia gigante.
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