Las Vegas, dopo tre giorni di training di yoga sulla mente e i suoi trucchi, è davvero troppo per i sensi. Tappeto di luci già dall'aereo, è una continua girandola di effetti speciali.
Casinò dopo casinò, tutto è spettacolo e apparenza lungo la Strip: abiti audaci, piume, costumi di scena alla Elvis, Marilyn Monroe e Marilyn Manson, finte Parigi e New York, Roma e Venezia, fra montagne russe, castelli, piramidi, fontane danzanti, musical ed effetti speciali.
25esimi piani e tv negli specchi del bagno, vecchietti attaccati alla bombola d'ossigeno e alle slot machines, fumo di sigarette, matrimoni veloci, three-feet drinks, agognate cool zones e gettonati frozen margaritas. Spudorata Las Vegas, con l'ampia scelta di sesso, scommesse, alcol. Fabolous Las Vegas, una favola destinata a infrangersi sul tavolo da gioco o alla fine di uno show.
Meglio sprofondare nella Death Valley, morire e rinascere nel far west, sotto i 48 gradi senza l'ombra di un'ombra, in un deserto di rocce, bush e dune di sabbia bianca, ogni tanto un coyote e un tumbleweed. Fuori servizio il cellulare, wahe guru in sottofondo, non può esserci altro che rispettoso silenzio, nella valle della morte.
Meglio andare in profondità, meglio scommettere su se stessi che su una corsa di cani, non me ne voglia sin city: il vero peccato sarebbe non guardare dall'alto e con mente neutra vedere la big picture.
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