martedì 2 luglio 2013

Act

Annapolis, Maryland



Si può fingere per amore?
No.
Finge chi gioca a far l'attore, perché non ha altro da offrire, perché non ha affatto preso la strada del cuore e piuttosto va dove si illude di rappresentarlo. Finge chi non riesce ad avere il cuore aperto abbastanza da elevarsi al di sopra delle proprie convinzioni mentali, chi ha solo due alternative: scendere a compromessi oppure esplodere e consumarsi nel proprio stesso fuoco.

L'amore non è in vetrina, non vince, non perde. Quello è solo un riflesso di se stessi: egoismo.
Where there is love there is no question. E questo è tutto. Non ci sono metafore, copioni, riflettori e palcoscenici.
Nel finito meta-teatro, l'Infinito è lontano anni luce. Attraverso quella luce, per amare davvero, c'è solo la Verità. Trasparente, cristallina, pura. Lì e soltanto lì è dove il cuore dovrebbe portare. Tutto il resto è film.

Recitare per arrivare al proprio obiettivo lascia il tempo che trova. Il sacrificio, per qualcuno che si ama, quello è eterno. Il sacrificio dell'ego. Nessun secondo fine, nessuna manipolazione, nessun tornaconto o soddisfazione, né convinzione che tenga.
Il vero cambiamento è crescita e accade soltanto quando si passa dalla reazione all'azione, da "io" a "noi". La differenza tra acting e action.

Ciak, si gira. Infantilismo definito innocenza, gigantismo (dell'ego) definito forza: lontano, lontano anni luce. Lucciole piccolissime, nell'antro buio delle streghe: la durata di un battito d'ali. Lucciole, scambiate per lanterne.

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