Manhattan, New York |
Manhattan bella di notte, mille e una finestra illuminate, si schiude dalle rampe e luccica sugli occhi. Taxi indemoniato sul ponte di Brooklyn, luna piena sull'Hudson, vino rosso e bliss di cioccolato nel sangue. Sola, come sempre, nei miei pensieri e nel mio racconto, mi lascio coccolare dalle voci intorno familiari, caserecce, riscaldanti. Un pezzo di Sicilia a New York. Italiani in America, come il tassista dato in adozione dai genitori genovesi a una famiglia americana.
Centinaia di persone e pensieri in fila, vanilla latte da Starbucks per riscaldarsi a fine maggio, tra pioggia a intermittenza e raffiche di vento chilly. Al riparo al MOMA danzo con Matisse, mi specchio con la ragazza di Picasso e l'occhio di Magritte, mentre osservo il mondo nascere insieme a Mirò, nella notte stellata di Van Gogh.
L'isola della libertà ancora la più ambita, tanto diverse le mani di chi oggi stringe telefoni e macchine fotografiche per coglierne il senso, mentre immigrati pieni di sogni e speranze la salutavano decenni fa.
New York, New York, free me up. Con una pizza autentica, come mai trovate finora in America: solo a Little Italy si può. Chiacchierando in italiano con un cameriere di Salerno che serve ai tavoli in Mulberry Street, in bocca sicilianissimi totò al limone, e con due pugliesi davanti a una statua di Sant'Antonio. Verso Chinatown, fra negozi che vendono pinne di squalo "buone per la salute di tutto il corpo" a 400$ l'una, chopsticks, matrimoni in vetrina, come quello tra Quin e Kevin.
Central Park, John Lennon e i campi di fragole. Times Square, giorno di notte. Ground zero, persone senza gambe, corone di fiori per ricordare.
New York, ormai seconda casa, diversa tutte le volte, poesia in movimento sul treno veloce di ogni viaggiatore. "Memory, what can I make of it now that might please you - this life, already wasted and still strewn with miracles?", negli occhi di ogni passeggero. Chi dimentica non c'è mai stato.
Central Park, John Lennon e i campi di fragole. Times Square, giorno di notte. Ground zero, persone senza gambe, corone di fiori per ricordare.
New York, ormai seconda casa, diversa tutte le volte, poesia in movimento sul treno veloce di ogni viaggiatore. "Memory, what can I make of it now that might please you - this life, already wasted and still strewn with miracles?", negli occhi di ogni passeggero. Chi dimentica non c'è mai stato.
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